“Caro” © Roberta Prestigiacomo / Orangle Pubblishing / Ingroove 

Brano dalle atmosfere ispirate al sogno che a primo impatto appare delicatamente evocativo di un contesto misterioso, esotico e orientale. Durante l’ascolto si può percepire una leggera malinconia, motivo per cui ricorda più il tipico sogno dal quale ci si sta per svegliare.

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La similitudine con lo stato appena prima della veglia si può apprezzare in parallelo con la tipologia di relazione interpersonale narrata nel brano in prima persona da Roberta Prestigiacomo. Nel brano, infatti, ad ogni capoverso, essa si rivolge amorevolmente al compagno appellandolo col medesimo aggettivo, nonostante arrivi esponenzialmente a dire delle frasi dissonanti con la tipica atmosfera delle canzoni d’amore.

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“Caro” infatti, è una canzone con la quale si cominciano ad accettare compromessi caratteriali anche distruttivi per la volontà di alleggerire le proprie aspettative e de- responsabilizzare il partner dall’insuccesso del proprio percorso di crescita interiore. La canzone verte sul capovolgimento prospettico dell’idea di relazione, relazione che nonostante interiormente parta dall’altro, finisce per modificare sostanzialmente il nostro modo di vivere i sentimenti e le loro proiezioni.

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L’arrangiamento ricercato e soffuso ad opera di Dario Durbé e Roberto Costa vuole mettere a nudo il nostro lato oscuro, le atmosfere ovattate e protette ricordano scenograficamente un utero - simbologia dell’accoglienza femminile, così come anche la giungla incontaminata, con tanto di piante carnivore e vari pericoli. La lenta scansione ritmica evoca il battito del cuore - organo che ci consapevolizza sui sentimenti e sostiene le funzioni vitali - che nel ritornello, così come nel corpo umano, accelera solo in circostanza di emozioni esplosive.

“Caro” è un brano che tratta con metafore, atmosfere musicali misteriose e rassegnata delicatezza il tema spinoso della co-dipendenza affettiva nelle relazioni amorose.